venerdì 30 marzo 2012

ostentando cultura

Ormai per molti andare a una mostra è semplicemente un modo per poter dire "io ho fatto questo, io ho visto quello".
Poveri artisti, lo avrebbero mai detto che sarebbero diventati una sorta di status simbol?
Continuo a illudermi che non è così, che tutti quelli che vanno in un museo lo fanno perché amano l'arte, ma quando assorta davanti a un quadro di Kandinsky e mi capia di sentire una donna che spiega alla madre: "vedi, tutte queste sono figure falliche, erano molto presenti nei quadri, anche nel Picasso che tengo in cucina la donna ha il naso a forma fallica per indicarne la forza" mi vien spontaneo pensare a un paio di cosette
  1. il tuo Picasso è una riproduzione o tu sei una cretina
  2. Picasso in cucina??? Se non altro potevi scegliere per soggetto le sue nature morte a base di ricci di mare, certo sarebbero state menoo note e riconoscibili, mase non altro più adatte!
  3. Picasso faceva bene a pagare il conto dei ristoranti disegnando sui tovaglioli visto che l'arte quando si raggiunge la notorietà smette di essere solo arte ma diviene innanzitutto businnes.
E con queste tre sciocchezze chiudo il post

giovedì 22 marzo 2012

Non voglio Ken

Non so che farmene di Ken, fisicamente non è niente male, ma credo che in quanto a personalità e materia cerebrale lasci parecchio a desiderare...
D'altro canto io non sono Barby, quindi immagino di non rappresentare una grande attrattiva per i vari Ken in circolazione.

La mia professoressa d'italiano delle superiori mi disse che avevo un carattere troppo duro e usavo troppo la testa per trovare facilmente un ragazzo che mi apprezzasse, ma che non sarebbe stato un problema così grosso. Aveva ragione.


mercoledì 21 marzo 2012

Perdono

E' lungo, chi non ha tempo o voglia di leggere tutto può guardare solo le parti sottolineate.

Per noi cresciuti in famiglie di stampo cattolico credo sia normale aver sentito parlare spesso e volentieri di perdono: "porgi l'altra guancia", "bisogna perdonare", "impara a sopportare con pazienza e perdona chi ti fa del male" son tutte frasi che più o meno in questa variante ci avranno detto nonni e genitori.
Il problema è che perdonare non è facile e nessuno ci insegna come si fa.

La questione del perdono è lunga e complessa, per partire c'è da chiedersi se sia davvero giusto chiedere a chiccessia di perdonare. Non parlo di perdonare piccoli torti o dispettucci, parlo di perdonare chi ci ha fatto veramente del male,- cose sull'onda dell'adulto che ha molestato un bambino/a-, in questi casi è giusto chiedere alla vittima di perdonare?
Con che coraggio io posso dire a un'amica di perdonare il ragazzo che si è ubriacato e l'ha investita paralizzandola, un padre padrone che l'ha oppressa, una madre che l'ha ricattata psicologicamente per anni per piegarla ai suoi capricci, l'amica che si fingeva tale solo per poterla meglio pugnalare alle spalle quando lei era più vulnerabile, ecc...?
Credo che l'unico motivo valido per cui io possa avanzare una simile richiesta è se questo perdono serva in primis a far vivere meglio la vittima dell'abuso e a tutti quelli pronti a dire che il genitore a cui hanno assassinato brutalmente i figli deve perdonare io rispondo:-Cazzate.-.

Non è vero che si deve perdonare tutto a tutti, l'ho sempre sostenuto e ora, in un libro che ho letto di recente si parla di un interessante perdono in percentuale. L'autrice sostiene che perdonare è un passo importante per il proprio equilibrio interiore e per poter tornare a vivere anche dopo aver subito profonde ferite, ma che non è facile, che il perdono autentico giunge dopo un percorso interiore e che spesso non si può perdonare tutto, ma perdonare almeno in parte è già qualcosa di grande. Secondo lei chi riesce a perdonare attorno al 70% di un grave torto può aspirare alla santità.
Che idea confortevole! Quante volte mi son detta "a tizia posso anche perdonare questo e quello, ma quest'ultima cosa proprio no!" adesso scopro che anche quello era perdono e anche quello aveva valore :-)

Mi fa davvero piacere.

Sempre a proposito di perdono un altro importantissimo punto l'ho iniziato ad approfondire leggendo Famiglia crisitana. A me Famiglia cristiana non piace, lo reputo un giornaletto solo apparentemente innocuo foriero di tanti concetti non proprio ottimi, però i miei lo leggono e così quando passo a trovarli lo sfoglio anch'io, in genere con la sguardo critico di chi cerca qualcosa da giudicare al peggio. Lo ammetto, sono una carogna.
Mentre ero così intenta nel mio passatempo da stronza incappo in un articolo dove si parla di tradimento e chi scrive sostiene che perdonare in quattro e quattr'otto una ferita profonda come quella di un tradimento non è una buona cosa. Non è buona perché il perdono non è autentico (a meno che, aggiungo io, non ce ne freghi nulla di chi abbiamo di fronte e allora non c'è una vera ferita per cui perdonare) e non è buona perché un siffatto perdono è come uno schiaffo in faccia al perdonato, un po' come dirgli "guarda come son santo a perdonarti e tu come sei stronzo ad aver trattato male ME così buono e caritatevole".
Da quel che ho potuto capire un perdono di questo tipo è un buon metodo per allontanare il perdonato.
Caro signore di cui non ricordo manco il nome: hai ragione! Hai perfettamente ragione! Io odio chi mi dice "ti perdono" quando so che in cuor suo non è così.
Sempre continuando con l'esempio del tradimento: che senso ha dire "ti perdono e ti riaccolgo in casa" se a questo non segue un serio percorso di ricostruzione della coppia? Che senso ha dire a una persona ti perdono se poi si è pronti a cercare rivalsa e vendetta non appena la vita ce lo consentirà? Un siffatto perdono non solo non è perdono, ma è un qualcosa di viscido e subdolo che si mette il vestito da festa di qualcun'altro per farti sentire una persona peggiore senza per questo smettere di cercare di ottenere soddisfazione.
Ma ve la immaginate una coppia dove un coniuge perdona l'altro del tradimento solo per tenerselo in casa sino a quando anche lui/lei non lo tradirà a sua volta per pareggiare i conti? Detto così sembra folle, ma trasposto in altri ambiti (amicizia, lavoro, ecc...) accade costantemente.

A questo perdono preferisco un sanissimo "vaffanculo".

Mi spiace per chi non appreza un linguaggio colorito, ma le parolacce questa volta ci stavano tutte.

NOTE:
il libro a cui faccio riferimento è "donne che corrono coi lupi" di Clarissa Pinkola Estés

martedì 20 marzo 2012

Attendo

Oggi mi sono seduta e mi sono messa ad aspettare.
Credo che aspetterò ancora un po'.

Oggi mi sono seduta e ho pensato "aspetterò che i tempi siano colmi".
E' stato un pensiero semplice e rassicurante perché implica che non tutto dipende da noi, che da qualche parte, là fuori, c'è un uccello giraviti che stringe una giuntura di qua e una vite di là e forse è lui che fa girare il mondo, o se non altro contribuisce più di noi.
Questo non è un inno all'inerzia, sono sempre una convinta fautrice delle filosofie che vedono l'impegno alla base del successo, ma oggi non farò nulla, attenderò che i tempi siano colmi, imparerò la pazienza che è forse la cosa più dura da imparare, imparerò il tempismo, e soprattutto non farò niente, perché, -ora lo so-, ci sono momenti in cui la migliore azione è l'assenza di azione, che tuttavia è azione anch'essa se scelta coscientemente.



note linguistiche
  1. Malgrado mi piacerebbe esserne l'ideatrice devo dire che l'immagine dell'uccello che gira le viti del mondo non è mia ma di Haruki Murakami 
  2. L'espressione i tempi sono colmi è biblica, gli ebrei immaginavano il tempo come una grande clessidra, quando questa si colmava andava girata. Dire che i tempi sono colmi equivale grossomodo a dire che i tempi sono maturi, ma mi piace di più l'espressione ebraica con tutte le risonanze positive che scatenano nella mia testa: colmo, abbondante, seni e ventri colmi, vita che nasce, ricchezza e fertilità, ecc...

    P.S.
    Lo sapevate che ogni singola parola od espressione scatena una serie di rimandi emotivi e/o logici all'interno del nostro cervello? Un po' come una mosca che cadendo in un determinato punto della tela del ragno la fa vibrare in un determinato modo che solo il ragno avverte e sa interpretare. Il nostro cervello purtroppo non è abile quanto il ragno e spesso noi usiamo le parole a vanvera facendo violenza alla lingua o agiamo in un determinato modo influenzati da certe parole e la pubblicità ci fa da padrona. Non ci credete? Allora perché mai nei menù dei ristoranti viene proposta l'anatra selvaggia in crema di mais e non l'anatra selvatica con la polenta? ;-)

lunedì 19 marzo 2012

I racconti

Praticamente era da mercoledì che non facevo un pasto degno del nome e il mio peso iniziava a calare sensibilmente. Non ero a dieta: non sono così sciocca da credere nel digiuno come soluzione ai chili di troppo; ero semplicemente al verde. Le poche lire che avevo le avevo investite in un paio di libri e un regalo e ora potevo trascorrere le ore leggendo, ma a stomaco vuoto. Qualcuno potrebbe avere da obiettare sulla mia scelta, ma anche l'anima ha bisogno di nutrimento e quelli erano tempi in cui la mia anima aveva più fame della mia carne.
Sfogliai un'altra pagina, poi un'altra e un'altra e poi accadde: le mie mani si fecero diafane e le unghie cianotiche, il mio peso calò e calò, io mi affinai e allungai e in men che non si dica mi trasformai in un elegante filo blu d'inchiostro sulla pagina d'un libro.
Non lo avreste mai detto eppure è anche così che nascono i racconti:
si legge
si legge
dimentichi di tutto il resto
e alla fine anche noi diventiamo un racconto
spesso neanche di qualità.

giovedì 15 marzo 2012

Materia informe, mancanza di volontà e sproloqui

A volte i pensieri restano inerti per anni, poi qualcosa li smuove e iniziano a delinearsi, ma son rimasti fermi per così tanto tempo che ora appaiono come una massa nebulosa e informe che difficilmente si riesce ad esporre a parole; ma un po' alla volta impariamo a riconoscerne i lineamenti e così possiamo iniziare a metterli insieme, una parola dopo l'altra. E' quando avviene questo che mi rendo conto che le parole non servono per pensare, ma aiutano, perché solo mettendo il pensiero in parole riesco a definirne meglio le caratteristiche, a coglierne falle e punti di forza. Ecco perché tengo un blog, per riordinare i miei pensieri in parole.

Fatta questa premessa inizierò qui di seguito ad esporre un pensiero che è ancora in divenire, motivo per cui le mie parole saranno forse poco comprensibili per i più e forse anche per me.

Avete mai pensato che a volte le persone sono terribilmente sollevate di non poter fare ciò che dicono di desiderare più della loro stessa vita?
Mi spiego: io vado in giro a dire che se potessi fare questo e quest'altro mondo, lo dico fondamentalmente perché son parole ed è facile pronunciarle, perché so che le cose andrebbero fatte in quel modo e per tutta una serie di motivazioni che sono ben distanti dal mio reale desiderio di agire in un determinato modo.
"Se io potessi farei il sindaco e risistemerei le strade della città!", già, per fortuna che nessuno mi eleggerebbe, lo sapete che rottura di balle far rifare le strade?
"Amore, se potessi ti seguirei ovunque, anche in capo al mondo!" per fortuna ci sono ottimi motivi per far sì che io non ti segua se tu dovessi decidere di andare a fare il missionario in una landa desolata dell'Africa dove ci sono sparatorie e linciaggio un giorno sì e l'altro anche.

Voglio dire: a parlere siamo bravi tutti, ma a muoversi... beh, quello è una faticata! E spesso fa anche paura.
Allora che facciamo? Parliamo e parliamo e poi malediciamo il mondo e questo e quello per non aver potuto fare ciò che di certo solo le condizioni avverse ci hanno impedito di fare!

Ma non prendiamoci in giro: se non lo facciamo in linea di massima è perché non lo vogliamo fare: io per prima.

mercoledì 14 marzo 2012

La deposizione

Veronica era abilissima a travisare la realtà e a riraccontarla mettendo l'accento su ciò che più le conveniva. Era da quando era bambina che lo faceva e lo faceva così bene che a un certo punto della sua esistenza si era persino persuasa che sarebbe bastato raccontarsi determinate favole con abbastanza convinzione per vederle diventare vere; così, con una volontà che non avrebbe avuto nulla da invidiare a quella dei superuomini nietzeschiani, aveva iniziato a dirsi che la sua vita era dura per colpa degli altri, che ciò che si era conquistata (e lo aveva fatto da sola) era il meglio che si potesse avere e che non esisteva nessuna migliore di lei.

Forse fu per questo che tutto avvenne senza che nessuno se ne rendesse veramente conto, forse fu perché certe cose la gente non vuole davvero vederle.

:-Cos'è successo di preciso?- le chiese il poliziotto attendendo l'arrivo della psichiatra come era previsto dal regolamento, la donna gli rispose con un attimo di ritardo di troppo, lo sguardo perso a fissare dettagli insignificanti sul calendario alle sue spalle
:-E' stata tutta colpa mia, mi sono di certo meritata tutto questo-
l'agente Nicoli si strofinò il mento con il palmo della mano accingendosi ad ascoltare; la lunga esperienza gli aveva insegnato che esistono due tipi di persone: quelle tubetto di dentifricio che, quasi si vergognassero, dovevano essere invogliate ad esporre i fatti e quelle a tappo di lavandino che una volta avviate non si fermavano più fino a che non avevano svuotato, spesso in modo disordinato, il sacco dei ricordi. La donna che si torceva nervosamente le mani dinnanzi a lui tremando come una foglia apparteneva alla seconda categoria,  il poliziotto lo capì, guardò l'orologio e si consolò riflettendo sul fatto che in quell'afoso pomeriggio estivo non c'era poi molto lavoro da sbrigare e questo lo avrebbe aiutato a far passare il turno.
:-Mi dica, mi racconti tutto dal principio- la incoraggiò quindi mentre con la matita picchiettava minuscoli puntini sul block notes
:-Come le dicevo, è stata tutta colpa mia, ma io non volevo sa, non volevo proprio farlo arrabbiare, credo che sia perché ho insistito per andarlo a trovare, per poter stare con lui, sa? Viviamo in un mondo malato e chi è buono spesso non ha quel che si merita, mentre chi se ne frega di tutto e tutti e si preoccupa solo dei fatti suoi ha tutto, prenda il mio ex, per esempio, io vivo solo per i miei figli sa... io non lo so, ma sono una buona madre, di quelle come non ce ne sono più, come una volta, che vivono solo per i figli, non me ne vergogno sa, di non lavorare...
:-Signora, la prego, vada con ordine e racconti i fatti, solo i fatti, va bene?-
:-Certo agente, le dicevo che io sono una donna sola, il mio ex mi ha lasciata per una sciacquetta da niente e così mi son ritrovata sola con i miei due figli, non voglio dire che il mio ex sia una persona cattiva, ma egoista sì, e molto. Così mi ha lasciato con questi due bambini e 1.200 euro di mantenimento mensile, ma capirà, è dura, devo pagarmi l'affitto le bollette e poi mangiare e vestrimi e i soldi non bastano mai. Io sono casalinga, o come preferisco dire io "mamma a tempo pieno" e i miei figli lo sanno e di certo mi amano molto per questo, stravedono anche per il padre, ma mi vogliono un gran bene e io sono contenta che amino anche il padre, però sarebbe più giusto che amassero me, non crede? Giusto, perché sono la mamma... e insomma, non ho un lavoro ma lo sto cercando e non avevo nemmeno un compagno, ma quello poi l'ho trovato. Un calciatore, sa? Era già promettente da ragazzino quando eravamo vicini di casa, oggi poi, è proprio bravo! Gioca nel Genoa, come riserva, certo, ma vuol mettere la soddisfazione? C'è gente che ci prova per tutta la vita senza riuscirci e lui invece ce l'ha fatta! Le dicevo, mi sono trovata questo nuovo compagno, un gran brav'uomo, almeno sino ad oggi, poi però è successo il fattaccio, cioè, non è la prima volta in realtà, ma come le dicevo penso che me lo sono meritata. Era tanto che non ci vedevamo, lui era sempre impegnato le volte che il mio ex veniva a prendere i bambini e poi lui era in ritiro e allora gli ho detto che volevo vederlo e lui ha detto che non poteva, allora gli ho detto che sarei andata io da lui a Verbania, dove c'era il ritiro. Lei lo sa dov'è Verbania? E' molto bella e molto romantica, volevo un po' di tempo con lui, ma lui mi ha detto di no, che doveva stare tutto il tempo con la squadra. Io sono andata lo stesso, ho prenotato una doppia in un albergo stupendo, in riva al lago, ero così eccitata all'idea di trascorrere un po' di tempo col mio uomo! Ma lui si è arrabbiato. Si è arrabbiato molto. Ma vede... è colpa mia!-
La donna si coprì gli occhi gemendo in modo penoso, l'agente provò a confortarla posandole una mano sulla spalla, ma spasmi di dolore la scossero tutta, poi ricomponendosi e asciugandosi il volto fra un gemito e l'altro lei riprese
:-E' stata colpa mia, dovevo capirlo che la squadra viene prima di tutto, invece no, non l'ho ascoltato e lui mi ha punita, ma ha fatto bene, sa? Solo che poi ho pensato ai miei bambini e ho avuto paura per loro, perché io posso anche tollerarli i pugni e le cinghiate, ma loro no... quando mi picchia usa la cintura dal lato della fibbia, è per qeusto che mi ha lasciato questa cicatrice qui sull'occhio... si vede o c'è il sangue sopra?-
chiese mostrando agli occhi pieni di compassione del poliziotto la tempia destra, ma non attese risposta e continuò
:-Mi picchia ormai da mesi, questa sera mi ha anche sfregiato il viso col coltello e io non lo posso più tollerare... lo sa che dopo avermi ridotta così mi ha anche sbattuta fuori dalla sua camera? Lo sa?-
:-La sua camera?-, chiese il poliziotto, -ma i fatti non si erano svolti nella matrimoniale che lei aveva prenotato?-
:-No agente, perché lui non era venuto e così io sono andata da lui e l'ho trovato a cena con quella donna...-
:-A cena in camera?-
:-No, al ristorante e allora l'ho aspettato davanti alla porta della sua camera e lui è arrivato con la donna ed è successo li tutto quanto!-
:-Benissimo-, disse il poliziotto, -allora abbiamo una testimone-
Proprio in quel momento Francesca. la psichiatra del dipartimento, entrò in ufficio bussando delicatamente a lato della porta aperta, era bassa, minuta e nelle mani reggeva una tazza di caffé del bar di fronte, il poliziotto la salutò con educazione facendole cennò di accomodarsi, lei ricambiò il saluto con educazione e disse
:-Agente Nicoli forse è meglio se lei si beve questo caffé scrivendo una bella deposizione mentre io vado di là con la signora a parlare, credo sia meglio risolvere certe faccende fra donne, non crede?-
Aveva una voce pacata e rassicurante e il poliziotto fu felice che fosse arrivata una persona più competente di lui per gestire la situazione, per cui annuì e lasciò che le donne si allontanassero.
Guardò Veronica muoversi zoppicando mentre teneva le scarpe in mano, le sue spalle magrissime che sussultavano, prese il foglio del block notes dove aveva preso qualche appunto distratto, lo strappò, lo appallottolò e lo gettò verso il cestino centrandolo con perizia
:-Cosa voleva quella?- chiese l'agente Monica affacciandosi nel suo studio rumorosa e vivace come sempre
:-Voleva sporgere una denuncia per percosse- rispose Nicoli lieto della presenza della collega
:-Ma se non aveva un graffio!
:-Già, ma era persino convinta di essere stata sfregiata- replicò lui chiudendo la discussione.

Veronica era abilissima a travisare la realtà e a riraccontarla mettendo l'accento su ciò che più le conveniva. Era da quando era bambina che lo faceva e lo faceva così bene che a un certo punto della sua esistenza si era persino persuasa che sarebbe bastato raccontarsi determinate favole con abbastanza convinzione per vederle diventare vere, noi non vediamo le cicatrici sul suo volto, ma lei, ogni volta che si specchia sì e non trascorre notte senza che si alzi urlando al ricordo delle violenze subite.
Per quel che si poté constatare la donna non aveva avuto nessuna relazione degna di nota con nessuno dopo che il marito l'aveva lasciata, era solo uscita a cena con un vecchio compagno d'infanzia, lo stesso che aveva iniziato ad assillare convinta di esserne la compagna, lo stesso accusato ingiustamente di violenza e percosse.

Non complichiamoci la vita!!!

Io non lo so com'è, ma se qualcuno non è molto abile in un determinato ambito pare voglia coprirsi di ridicolo facendo le cose più complicate.
Non sai mettere soggetto verbo e predicato in fila senza pensarci? Beh, allora evita di lanciarti nella costruzione di complessi costrutti aulici con risultati che si collocano fra lo sconforto e la comicità.
Non hai idea di come si faccia un uovo sodo? Allora è il caso di accantonare l'idea di una cena a base di aragosta e impegnarsi per vedere come si prepara una pasta all'amatriciana!
Infatti, forse scivolerò nell'ovvio, se non si sanno fare le cose semplici quelle complicate non possono venire bene.
Imbranati di tutto il mondo prendete atto del vostro limite e provate a superarlo un passetto alla volta, gradatamente, non in un unico balzo!
Comunque mi sono interrogata a lungo sul perché di questi comportamenti e alla fine sono arrivata a pensare che le ragioni possano essere molteplic, eccone alcune:
  • non ci si rende conto della propria limitatezza in un determinato ambito e si attribuiscono i fallimenti alla sbadataggine temporanea o a una serie di sfortunati eventi o a qualcos'altro che comunque non ha a che fare con le nostre abilità
  • si reputa che è meglio fare una figuraccia sbagliando un qualcosa di complicato che qualcosa di semplice
  • si pensa di essere bravissimi e che non si è sbagliato, ma son gli altri a non aver capito
...

lunedì 12 marzo 2012

vi consiglio un blog

E' strano a volte come si trovino in internet persone che ci sono completamente affini nonostante l'assoluta mancanza di contatti. A me è capitato quando sono incappata nel blog di Barbara che è simpatica allegra e soprattutto legge un sacco di libri che sono piaciuti anche a me e li recensisce con una pazienza che io non ho.
Oddio, forse recensisce non è la parola giusta, perché lei si limita a parlarcene come farebbe a degli amici, ma Barbara ha un dono: quando ti descrive i libri che le sono piaciuti riesce ad incuriosire e mette addosso una gran voglia di leggere e questo spesso le recensioni non riescono a farlo!
Ecco perché oggi vi invito ad andare da lei e a leggere qua e là; è un blog "stravalido" come direbbero in certe parti del ferrarese e se andrete non ve ne pentirete :-)

A voi il link:  4ciaccole

domenica 11 marzo 2012

Tu non sei un buon amico

Tu, che cerchi di impormi la tua idea, non sei un buon amico.
E' un buon amico colui che discute con me e nel rispetto mi contrasta con argomentazioni espresse nel reciproco rispetto, non chi vuole sovrapporre il suo credo al mio.

Tu, che non accetti il mio operato, non sei un buon amico.
E' un buon amico colui che anche disapprovando il mio operato lo accetterà, nel senso che lascerà che io proceda per la mia strada anche commettendo errori.

Tu, che mi vuoi modellare a tua immagine e somiglianza (o a qualsiasi altra immagine e somiglianza),non sei un buon amico.
E' un buon amico colui che sa sempre che si è persone distinte e mi vuol bene perché sono io, non perché spera di trasformarmi in qualcos'altro.

venerdì 9 marzo 2012

Blog per adulti

Da quando ho segnalato "tenersi un uomo" come blog per adulti ricevo più visite... quasi quasi trasformo anche questo in un blog per adulti :-D

Certo la cosa dà da pensare e parecchio...


P.S.
"tenersi un uomo" non ha contenuti scabrosi, ma ci possono capitare accenni al sesso, ecco perché l'etichetta "per adulti", sono certa che molti altri blog non per adulti contengono riferimenti molto più espliciti dei miei e magari anche più volgari... io non sono volgare a la fin de la fiera, solo esplicita.

Autoritratto non convenzionale di una tartarugola

Io sono una specie in via d'estinzione, non nel senso che vivo in una strada che si chiama "d'estinzione", ma nel senso che gente che usa il cervello ce n'è sempre meno.
Io leggo, non guardo la TV, ascolto chi mi parla.
Io sono troppo di tante cose per essere socialmente accettabile:
i miei occhi sono troppo belli, la mia testa troppo funzionante, le mie convinzioni troppo ferme, la mia cultura troppo fuori dalle righe: manchevole di certe cose e ricca di altre -mai quelle che dovrebbero essere-.
Per continuare con i troppo: la mia lingua è troppo lunga e il mio spirito troppo acido -come si direbbe dalle mie parti ho "una lingua che taglia e cuce"- e i miei occhi, nonostante la miopia, vedono troppo, troppo lontano.
A peggiorare la situazione c'è il fatto che ho una testa pensante, ma sono carina, so truccarmi meglio di tante che si atteggiano a gran signore e sempre meglio di loro so stare alle regole del loro mondo vuoto e vacuo. E riguardo alle loro regole sono io che decido consapevolmente quando rispettarle e quando no. Non esiste regola che io abbia remore ad infrangere se non fa parte del mio personale codice di comportamento etico a cui mi attengo con una rigidità da bacchettona: IO non cambio mai le regole a mio piacimento,  anche quando ci rimetto. Quel che è valido per gli altri lo è anche per me e vice versa, non esistono due pesi e due misure.
In molti pensano che io sia dura e spietata -sì, anche spietata mi hanno definita-, ma i bambini, tutti, mi ammirano e mi vogliono bene perché sanno che sono sempre coerente e giusta e questo vorrà pur dire qualcosa.
Amo cucinare, odio pulire il bagno, ma faccio entrambe le cose perché odio ancora più usare un bagno che non è bello pulito.
Odio anche riordinare, mi pare che l'ordine soffochi la mente e la creatività, per cui, siccome il disordine non mi disturba, tendo a non riordinare un granché e di conseguenza la mia casa è sempre caotica e questa è una cosa su cui probabilmente le varie signore hanno da spettegolare parecchio. Se devo essere sincera la cosa mi fa piacere, non trovo sia giusto apparire come impeccabili, rende antipatici.
Conosco molta gente. Ho pochi amici. I miei amici ucciderebbero per me se glielo chiedessi.


giovedì 8 marzo 2012

In cucina...

Ebbene sì, adoro cucinare, sarà anche per questo che resto un po' abbondante, ma che ci volete fare? La vita è una sola (oddio, si ipotizzano tante altre vite, ma una è quella certa), per cui non mi va di sprecarla stando perennemente a dieta!
Quindi oggi cucinerò un bel pollo al curry.
Lo mangerò a cena, ma dovrò iniziare a prepararlo ora perché la carne deve marinare nella salsa di jogurt bianco non zuccherato e curry fino a stasera (così la carne si farà tenera e saporita!!! Slurp!!!) lo cucinerò perché mi piace, perché è un atto creativo e perché nulla come la cucina ci insegna a relazionarci con noi  e con gli altri.

Cucinare ci insegna la pazienza, la costanza, la creatività, l'impegno. Ci insegna che è necessario rispettare delle regole per raggiungere un determinato risultato, ma allo stesso tempo ci insegna che è solo infrangendo quelle regole che si può ottenere qualcosa di sorprendentemente buono (o cattivo); ci insegna a non scordare nemmeno il più piccolo degli elementi, ma anche che in assenza di un condimento se ne può utilizzare un altro senza per questo rendere il piatto meno saporito; ci insegna che tutto è importante per la riuscita, ma nulla indispensabile; ci insegna a orchestrare tanti costituenti diversi armonizzandoli e soprattutto ci insegna che a partire da una manciata di sapori è possibile creare un'infinità di ricette tutte differenti.
E' così che funziona la vita, chiunque cucini inizia a prenderne coscienza e a far suoi questi insegnamenti, per cui cucinate e insegnate a cucinare, è un grande atto d'amore che farete :-)

mercoledì 7 marzo 2012

Risvegli

Non è sempre bello svegliarsi.
Se stavi facendo un bel sogno...
Se sotto le coperte c'era un bel teporino...
Se avevi ancora tanto sonno...
Non è per niente bello svegliarsi, proprio per niente, eppure la sveglia suona o ci chiamano o succede qualcosa e noi ci svegliamo. Anche se non è bello.

E così anche questa mattina, un'altra mattina ancora, ci svegliamo e iniziamo a vivere e anche se la nostra vita è più grigia dei sogni, anche se è meno confortevole del tepore del letto, anche se è più stressante del sonno è la nostra vita ed è autentica ed è vera e noi la viviamo.

Noi non ci accontentiamo di ripeterci cazzate nella testa sperando che si avverino, noi non ci rincoglioniamo inseguendo sogni vacui; noi viviamo e combattiamo per realizzarli, i nostri sogni, e ci sporchiamo le mani ogni giorno e facciamo cazzate, ci arrabbiamo, stiamo male, piangiamo, ma almeno viviamo.

Chi continua a dormire invece no.

...


Noi: i risvegliati in un mondo dormiente.

martedì 6 marzo 2012

Solitudine

Tutti prima o poi sperimentano la solitudine.
C'è chi lo fa per scelta e chi lo fa perché gli capita, ma è un esperienza che accomuna tutto il genere umano ed è bene trarrne i giusti insegnamenti.
C'è un'espressione "si nasce soli e si muore soli", credo che stia a indicare il fatto che malgrado noi si sia animali sociali, e duque strettamente vincolati agli altri, nei momenti più importanti della nostra vita dobbiamo cavarcela facendo affidamento unicamente sulle nostre forze.
Ecco perché è importante sperimentare la solitudine e cercare nella solitudine quel contatto prezioso con la nostra interiorità che ci sosterrà quando necessariamente dovremo farcela da soli.
I neonati devono imparare a percepirsi come entità distinte dalla madre (o da chi li accudisce), noi dobbiamo imparare a percepirci come entità autosufficienti, dobbiamo imparare a volerci bene nel senso più profondo, dobbiamo dialogare con noi stessi, prenderci i nostri spazi, senza timore di restare soli, perché in ogni momento avremo il nostro io interiore su cui poter contare. Crescere è anche questo, è la capacità di prenderci cura di noi anche se non c'è nessun altro e in questo senso la solitudine (temporanea, ricercata, emancipata o semplicemente capitata) non può farci che bene.

domenica 4 marzo 2012

La verità è che non ce la faccio proprio ad essere azzurra quando sto vicino ai miei genitori.
Mi innervosisce sentire la loro costante preoccupazione e disapprovazione. Avverto sotto la superficie amorevole che sono scontenti di me, delle mie scelte e quindi mi innervosisco e vorrei urlare che io invece sono contentissima di me e delle mie scelte, ma so che le mie urla resterebbero inascoltate e poiché un albero che cade senza essere visto in realtà non è caduto, taccio.


Errando vado

Una fucina di sbagli 
mi forgia errore dopo errore
Solo io col mio errare
procedendo da ognuno apprendo

giovedì 1 marzo 2012

Logica, retorica, estetica

Trovo che nella vita ci sia bisogno di apprendere tre materie che purtropo a scuola nessuno insegna più: logica, retorica ed estetica. Nessuno lo fa ed è un vero peccato.

Perché insegnare la logica?
Perché permetterebbe a molte persone di iniziare a far funzionare il cervello in modo coerente. Eviteremmo in tal modo di scontrarci con l'ottusità di certi impiegati e burocrati (non tutti per fortuna), potremmo ragionare certi che il nostro interlocutore segua il nostro percorso mentale e potremmo ipotizzare che le scelte fatte abbiano un loro fondamento logico e che qualora questo mancasse, facendolo notare si possa ottenere un cambiamento di rotta.
In un mondo dove la logica fosse più rigorosa i napoletani non riufiuterebbero più di avere discariche perché capirebbero che senza le discariche la spazzatura finirebbe nelle strade e davanti le scuole, il che è peggio, la spazzatura non verrebbe più bruciata perché capirebbero che se la si brucia si liberano sostanze tossiche nell'aria e poiché noi respiriamo ciò non è bene, ecc... i leghisti invece capirebbero che un'eccessiva chiusura al diverso non è attuabile in una società multietnica (come sta diventando la nostra) e si adopererebbero per un'integrazione intelligente, dove gli immigrati operosi sarebbero integrati in modo corretto nel sistema lavorativo italiano e quelli delinquenti verrebbero sbattuti in carcere e mandati a casa (insomma, quel che ora molti leghisti vorrebbero fare con tutti gli immigrati). Inoltre al nord e al sud i lavori verrebbero svolti in modo organizzato, si sarebbe più efficienti, ecc...

Perché insegnare la retorica?
Perché anche se la logica permette di mettere ordine nei pensieri è giusto avere un buon mezzo per esporli. Si deve apprendere il modo corretto di esporre un'idea, di difenderla, di pubblicizzarla. Sì, di pubblicizzarla, perché se io credo in una determinata idea voglio che anche altri mi seguano, allora è bene che io sappia metterne in rilievo gli aspetti positivi. La retorica permetterebbe di evitare le risse verbali che si vedono in TV dove ognuno salta sopra agli altri senza nemmeno lasciar loro concludere un pensiero perché la retorica prevede che si contesti DOPO aver ascoltato, smontando il pensiero dell'avversario! La retorica contribuirebbe anche allo sviluppo di pensieri migliori, perché la corretta esposizione del mio punto di vista e di quello di chi la pensa differentemente da me permetterebbe a chi ascolta di sviluppare idee intermedie che sfruttano i punti forti di entrambe le posizioni.

Perché insegnare l'estetica?
Perché la ricerca del bello è insita nella natura umana e vivere nell'assenza di bello ci degrada. Abbiamo bisogno di vivere in ambienti stimolanti, dobbiamo imparare ad apprezzare un buon cibo, un bel film, una poesia commovente, una musica armoniosa, un quadro, un oggetto di arredamento, un corpo belli. Dobbiamo imparare a riconoscere il bello dal non bello, perché solo questa distinzione ci farà capire cosa val la pena di inseguire e cosa no, quali modelli sono dettati dalla moda e quali dall'estetica. L'estetica a modo suo ci renderebbe liberi e migliori, senza contare che la contemplazione del bello e il suo riconoscimento apre la mente e l'anima. Come il nostro cervello ha bisogno di logica per funzionare a dovere, così ha bisogno di creatività per inventare nuove forme e lo studio dell'estetica ci può aiutare anche a sviluppare la creatività perché strettamente legato al lato creativo che è presente in tutti noi.